Rizoma

Cos’è un rizoma? È un termine botanico che entra nell’uso corrente grazie a Deleuze e Guattari. Salvo Vaccaro spiega come: «Il rizoma è un particolare tipo di radice che ha la specificità di penetrare il terreno lungo un movimento di estensione orizzontale, a differenza del più usuale tipo di radice a fittone, che penetra in senso verticale sino a radicarsi in profondità. Il filosofo Gilles Deleuze e lo psicanalista Félix Guattari introducono la figura del rizoma sin dalle prime pagine del libro Millepiani pubblicato nel 1980 (in anticipo rispetto alla comparsa del web) per significare, a partire da essa, un intero diagramma di posizione e movimento di pensiero. Infatti uno degli intenti è quello di delineare una modalità di pensare la superficie che si ponga in maniera alternativa rispetto alla metafisica del fondo»1.

Il rizoma è una radice che si sviluppa seguendo percorsi orizzontali e «a differenza degli alberi o delle loro radici, – scrivono Deleuze e Guattari – il rizoma connette un punto qualunque con un altro punto qualunque e ognuno dei suoi tratti non rinvia necessariamente a tratti della stessa natura, mette in gioco regimi di segni molto differenti e anche non-segni. Il rizoma non si lascia riportare né all’Uno né al Molteplice. […] Non è fatto di unità, ma di dimensioni o piuttosto di direzioni in movimento. Non ha inizio né fine, ma sempre un centro dal quale cresce e deborda»2

L’immagine di un organismo che non è fatto di unità ma di dimensioni o piuttosto di direzioni in movimento è oggi molto familiare: il web è fondato proprio su questo tipo di modello concettuale, sembra quasi che l’abbia inventato, invece, come abbiamo visto, è un modello che ha un’origine più antica e accompagna la storia della modernità sin dagli inizi: Darwin immagina il procedere dell’evoluzione con un andamento rizomatico, come Aby Wrburg che nel suo atlante Mnémosyne collega immagini provenienti da luoghi e tempi differenti inscrivendole in percorsi di senso sempre nuovi, rifiutando prima di tutto l’idea del progresso delle forme che si sviluppa seguendo traiettorie teleologiche, arborescenti. Ancora, Walter Benjamin quando raccoglie migliaia di citazioni e chiose per comporre i «passages» (opera filosofica rimasta incompiuta, cioè aperta) pensa seguendo un modello concettuale fatto non di unità, ma di direzioni in movimento.

Le parole di Deleuze e Guattari calzano perfettamente anche al grande Merzbau di Kurt Schwitters che in arte materializza tutte le tensioni culturali che attraversano la modernità al suo nascere e la post-modernità nel suo fiorire. Per questo, il Merzbau rappresenta uno degli archetipi su cui si fondano le pratiche creative contemporanee: modello di un’arte intesa come processo; come campo di relazioni aperte e instabili, in cui l’attività è un grande gioco di assemblaggio e bricolage; luogo-topologia di oggetti che si sviluppa con andamenti abduttivi e, appunto, rizomatici opposti al modello del progetto arborescente su cui si fonda il sapere tradizionale che Deleuze e Guattari descrivono così: «L’albero e la radice esprimono un’immagine triste del pensiero che imita il molteplice a partire da un’unità superiore, di centro o di segmento. Infatti, se si considera l’insieme rami-radice, il tronco assume il ruolo di segmento opposto per uno dei sottosistemi percorsi dal basso in alto […] i sistemi arborescenti sono sistemi gerarchizzati che comportano centri di significanza e di soggettivazione, automi centrali come memorie organizzate. I modelli corrispondenti sono tali che un elemento non riceve informazioni se non da un’unità superiore, e una destinazione soggettiva da collegamenti prestabiliti»3

Rifiutare modelli creativi in cui un elemento non riceve informazioni se non da un’unità superiore e una destinazione soggettiva da collegamenti prestabiliti, significa per Schwitters rifiutare modelli concettuali gerarchizzati (e nella Germania degli anni Trenta questi modelli sono anche politici) per scoprire dentro alla modernità un’altra forma di modernità sintonizzata su frequenze differenti, capace di guardare alla storia, al sapere, all’arte in modo eccentrico e aperto. 

Il Merzbau, dunque, è il tentativo di uscire dalla logica del sapere occidentale, dalle distinzioni tra i generi, dalle categorie chiuse, dalle classificazioni, dai sistemi gerarchizzati, dalla griglia razionalista imposta dal modello scientifico ed economico. Il Merzbau è un’opera postmoderna e anacronistica materializzatasi nell’epoca del modernismo trionfante; è un nuovo tipo di opera non perché è capace di ri-organizzare il sapere in un nuovo modello teorico compiuto – immagine che dal Rinascimento arriva fino all’avanguardia – ma perché, spandendosi da un centro dal quale cresce e deborda e aprendosi a qualsiasi possibilità è capace, finanche superando o negando la propria natura di opera, di aprire a nuove possibilità per l’azione creativa.

[N]

1 Studiculturali.it: studiculturali.it/dizionario/lemmi/rizomatica.html

2 Glilles Deleuze, Félix Guattari, Millepiani. Capitalismo e schizofrenia. Traduzione di Giorgio Passerone. Castelvecchi, Roma, 2010. p.11

3 Ivi, p.23

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